La Catalanesca
Da sempre utilizzato per vinificare, nella zona si trovano ancora torchi che risalgono al Seicento, ma non solo, nel 1974 alle falde del Monte Somma venne scoperto un frammento di orcio vinario dell’antica Roma. Padre Nicola Columella Onorati, nel 1804, lo inseriva tra le “uve buone a mangiare”, mentre Giuseppe Acerbi (1825) lo elencava tra le viti dei dintorni di Napoli e Guglielmo Gasparrini (1844), infine, ne evidenziava l’elevata conservabilità. La Catalanesca si raccoglie tra ottobre e novembre, ma può rimanere sulla pianta fino a Natale per essere consumata come uva da tavola durante il periodo natalizio. Fino alla fine degli anni ’50 era utilizzata nella composizione del Lacryma Christi Bianco, con l’avvento della disciplinare della doc Vesuvio venne sostituita dal Caprettone e registrata come “uva da tavola”.
Un decreto del 2006 ne ha permesso la registrazione nel catalogo delle uve adatte alla vinificazione entrando nella composizione del Lacryma Christi Bianco e di un particolare vino passito prodotto da uva Catalanesca in purezza.Il territorio interessato alla produzione è compreso nei comuni San Sebastiano al Vesuvio, Massa di Somma, Cercola, Pollena Trocchia, Sant’Anastasia, Somma Vesuviana, Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano, Terzigno tutti in provincia di Napoli. Dalla vendemmia del 2008 la Catalanesca del Monte Somma IGP viene lavorata in purezza, prodotta nelle tipologie bianco secco, spumante e passito. Un vino di interessante complessità, di colore giallo paglierino brillante, al naso è floreale con sentori di ginestra, pesca gialla, presente la mineralità, caratteristica del terreno di provenienza. Si abbina a piatti che richiedono sapidità e freschezza: crostacei, crema di ceci.
Con Decreto ministeriale pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 178 del 2 agosto 2011, è stata riconosciuta una nuova IGT
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