STRACCIATA
Nelle province di Avellino, Benevento, Caserta e Salerno dalla lavorazione di altri formaggi a pasta filata, deriva un latticino fresco, di struttura cremosa di colore bianco fino a paglierino e sapore fortemente di latte,
dolce e delicato. Tale formaggio si chiama "stracciata", perché un passaggio fondamentale della sua lavorazione è l'atto di "stracciare" la pasta filata. Per produrla il latte viene filtrato e poi riscaldato, si aggiunge il caglio e si lascia riposare per un ora. Passato questo tempo, si procede con un mestolo alla rottura della cagliata in pezzetti, si aspetta la separazione del siero e lo si separa. La pasta si immerge in salamoia e si riscalda, poi, dopo averla lasciata crescere per due ore circa, si tira fuori e si procede all'impasto facendo delle strisce più o meno omogenee che, una volta lasciate raffreddare si sfilacciano e si "stracciano" nella panna precedentemente ottenuta e si lasciano riposare per circa mezz'ora per poi essere confezionate in delle vaschette. Va conservata al fresco e consumata necessariamente pochi giorni dopo il suo confezionamento.
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