l’autore invita tutti gli eno appassionati e professionisti del settore ad avere piena consapevolezza che la grande storia del vino è stata scritta dai Romani ed esportata poi nel resto d’Europa, spinti dalla loro irrefrenabile mania di espandersi e dominare. Certo ancor prima sono stati i Greci ad introdurre il culto del vino nella Magna Grecia, ma è a partire dal II secolo a.C., quando si diffonde tra il popolo il pane, che il vino smette di essere una bevanda per ricchi patrizi. Diventa quindi inseparabile nutrimento di accompagnamento al pane, ma anche piacere per la massa che sino ad allora aveva consumato solo qualche brodaglia a base di cereali.
La larga diffusione del vinum induce ben presto commercianti ed imprenditori ad investire nel settore ed a pensare di esportare la bevanda oltre i confini dell’Urbe servendosi delle numerose legioni dislocate nei vari territori dell’Impero. A questo punto l’autore descrive una storia ricca ed appassionante ricordando con precisi riferimenti come il Vinum sia stato inseparabile accompagnatore della storia dell’Impero Romano, tanto da scegliere il tralcio di vite come simbolo della propria forza. I centurioni infatti durante le campagne espansionistiche stringevano nella mano destra un bastone chiamato vitis.
Giovanni Negri paragona la geniale scelta del vino e della vite come icona della magnificenza dell’Impero ad un’altra straordinaria bevanda simbolo della prima potenza mondiale, la Coca Cola. Fu infatti durante la Seconda Guerra Mondiale che la già popolarissima bevanda gassata fu portata in giro per il mondo dai marines. Ritenuta un importante strumento di pausa serena per i militari in guerra, si decise di stanziare ben 64 linee di imbottigliamento nei vari fronti di combattimento perché all’esercito non mancasse mai la bevanda simbolo dell’America.
La coautrice Elisabetta Petrini arricchisce questa importante ricostruzione della storia del vino italiano con un prezioso studio etimologico dei nomi dei vitigni, confermando senza alcuna possibilità di dubbio che Roma fu Caput Vini.
Il libro conclude con un capitolo del professor Attilio Scienza che descrive il proprio studio sulla ricostruzione della storia del vino in Italia, dove i fatti di cronaca si avvalgono degli studi scientifici condotti sul dna di numerosi vitigni raggiungendo la conclusione che le diverse varietà presenti in Europa ed oltre sono tutte discendenti da quella vitis vinifera che i Romani impiantarono nei territori dell’Impero.
Sul retro copertina si legge “ La storia che gli italiani non sanno e che i francesi non vorrebbero sapere”.
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